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Pensieri lenti e veloci Paperback – 22 febbraio 2017
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- Lunghezza stampa666 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreMondadori
- Data di pubblicazione22 febbraio 2017
- Dimensioni12.8 x 3.5 x 20 cm
- ISBN-108804671955
- ISBN-13978-8804671954
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Dettagli prodotto
- Editore : Mondadori (22 febbraio 2017)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 666 pagine
- ISBN-10 : 8804671955
- ISBN-13 : 978-8804671954
- Peso articolo : 620 g
- Dimensioni : 12.8 x 3.5 x 20 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 17,296 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 83 in Trucchi giocattolo per travestimenti
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La vincita dell'Oscar sottolinea giustamente il valore eccezionale di questo lavoro. La complessità leggera e avvincente dell'opera è uno dei suoi tratti distintivi. Kahneman naviga con maestria attraverso i meandri della psicologia cognitiva, esponendo pensieri che sfidano e rivelano i meccanismi intricati della mente umana.
La sua capacità di rendere accessibili concetti complessi è notevole, rendendo il libro adatto sia agli appassionati di psicologia che ai lettori occasionali alla ricerca di una lettura stimolante. In definitiva, "Pensieri Lenti e Veloci" è una perla letteraria che delizia e alimenta la mente, dimostrandosi un'opera meritevole di ogni riconoscimento, compreso l'Oscar.
Fondamentalmente, tutto si risolve attorno a due categorie di persone: quelle che sono soggette a errori (bias) di ragionamento, gli UMANI, e quelle invece che, essendo estremamente razionali, riescono a valutare correttamente le situazioni in cui si trovano e a dare una risposta razionale e non emotiva, gli ECON. Detto questo, la stragrande maggioranza delle persone sono UMANI, gli ECON sono una esigua minoranza. Poi lo stesso Kahneman non usa il termine irrazionali per descrivere gli UMANI, perché per lui ha un’accezione negativa, ma per quanto mi riguarda è il modo più corretto per descrivere questa categoria di persone. Kahneman stesso scrive verso la fine del libro “La razionalità è la coerenza logica, ragionevole o no che sia. Gli ECON sono razionali in base a questa definizione, mentre vi sono prove schiaccianti del fatto che gli UMANI non possono esserlo”. Anche da questo passaggio insomma, si capisce che gli UMANI sono vulnerabili nei confronti di certi bias.
Una volta presentate le dramatis personae (UMANI e ECON), è ora di introdurre i concetti cardine attorno a cui tutto il testo ruota: il SISTEMA I e il SISTEMA II.
Il SISTEMA I “opera in fretta e automaticamente, con poco o nessuno sforzo e nessun senso di controllo volontario”.
SISTEMA II “indirizza l’attenzione verso le attività mentali impegnative che richiedono focalizzazione, come i calcoli complessi”.
Kahneman scrive “Definisco il SISTEMA I come impressioni e sensazioni che originano spontaneamente e sono le fonti principali delle convinzioni esplicite e delle scelte deliberate del SISTEMA II. Le operazioni automatiche del SISTEMA I generano modelli di idee sorprendentemente complessi, ma solo il SISTEMA II, più lento, è in grado di elaborare pensieri in una serie ordinata di stadi.”
I due sistemi che ogni essere umano possiede e che sono stati plasmati dall’evoluzione, entrano in gioco ogni volta che bisogna prendere una decisione. Il sistema 1 è impulsivo e intuitivo mentre il sistema 2 è cauto e capace di ragionare, ma, almeno in alcuni soggetti, è anche pigro.
È chiaro a questo punto che è il sistema 1 il responsabile degli errori che comunemente facciamo quando dobbiamo prendere delle decisioni, poiché salta alle conclusioni sulla base di prove limitate. Ma se il sistema 1 funziona così, la ragione sta nel fatto che “è stato plasmato dall’evoluzione perché fornisse una valutazione costante dei principali problemi che un organismo deve risolvere per sopravvivere”.
Kahneman, una volta premesse le funzioni dei due sistemi, elenca una serie di bias e fallacie corroborate da una miriade di esperimenti, che in una recensione è inutile riportare. A titolo di esempio, descriverò in seguito la fallacia della congiunzione, descritta nel capitolo “Linda: il meno e il più”.
Questa la descrizione di Linda: Linda, trentun anni, è single, molto intelligente e senza peli sulla lingua. Si è laureata in filosofia. Da studentessa si interessò molto ai problemi della discriminazione e della giustizia sociale, e partecipò anche a manifestazioni antinucleari.
Problema: Qual è l’alternativa più probabile?
- Linda è una cassiera di banca
- Linda è una cassiera di banca ed è militante del movimento femminista
La maggior parte delle persone scelse la seconda alternativa. Ovvio verrebbe da dire. Qui entra in gioco la fallacia della congiunzione, che Kahneman descrive come la fallacia “in cui le persone cadono quando giudicano che la congiunzione di due eventi (nel nostro caso, cassiera di banca e femminista) sia più probabile di uno solo dei due eventi (cassiera di banca) in un confronto diretto”. Se descrivessimo il problema come grafici di Venn, scopriremmo che l’insieme “Linda è una cassiera di banca” contiene “Linda è una cassiera di banca ed è militante del movimento femminista”, quindi è più probabile che Linda faccia parte dell’insieme più grande rispetto a quello più piccolo. Scrive ancora Kanheman:
La probabilità, come il valore economico, è una variabile di tipo somma, come illustrato da questo esempio:
probabilità (Linda è una cassiera) = probabilità (Linda è una cassiera femminista) + probabilità (Linda è una cassiera non femminista)
qui mi fermo con gli esempi perché il libro ne è pieno zeppo e vale la pena di leggerli tutti, integralmente.
Concludo solo con quanto è riportato nell’ultimo capitolo, che mi sembra molto pertinente, soprattutto in relazione all’economia. Kahneman ha ricevuto il nobel in questa disciplina per il suo lavoro con Tversky: trattasi della prospect theory che troverete sia all’interno del libro spiegata alla perfezione sia nell’appendice riprodotta come articolo integrale apparso in “Economtrica” (credo). Il suo lavoro si scontra frontalmente con la scuola economica di Chicago, che professa una indefettibile fiducia nella razionalità umana. Per l’ideologia sostenuta da questa scuola ”non è necessario ed è addirittura immorale difendere le persone dalle loro scelte. Gli individui razionali dovrebbero essere liberi e assumersi la responsabilità di prendersi cura di se stessi”. Pensieri lenti e pensieri veloci smonta questa asserzione pagina dopo pagina.
Questo dibattito è tuttora molto acceso, ma è incontestabile che il lavoro di Kahneman ha contribuito ha sbriciolare le certezze del liberismo contemporaneo e a corrodere in maniera incontrovertibile i pilastri su cui quel pensiero economico si fonda.
Il libro non è di semplice lettura perché, pur essendo ben strutturato nell'esporre i bias (pregiudizi) della nostra mente, non è particolarmente scorrevole in quanto utilizza spesso forme verbali ipotetiche e, a volte, risulta difficile seguire i ragionamenti corredati da numeri e calcoli. Le sue 700 e rotte pagine sono un po' disarmanti.
Detto questo, però, è estremamente interessante, almeno nel suo impianto teorico, perché mette in luce le due categorie macroscopiche, quella veloce e quella lenta, che la nostra mente utilizza per formulare i propri pensieri.
La prima (1) è quella veloce, automatica, immediata che basa la sua strutturazione sull'esperienza, la memoria, producendo intuizioni che spesso, però, risultano fallaci.
La seconda (2) quella lenta che basa (o dovrebbe basare) i propri esiti sull'analisi dei dati il più possibile oggettivi e completi.
Se la prima è veloce nella sua manifestazione e in termini energetici molto economica, la seconda richiede uno sforzo mentale intenso e costoso.
Le due forme sono integrate: a volte la prima chiede aiuto alla seconda la quale le dà, sì un appiglio, ma non sempre le garantisce esiti corretti perché si stanca facilmente, non riesce a gestire tutte le variabili in campo e, allora, la prima ha il sopravvento facendoci prendere decisioni non efficaci o dannose.
Da qui risulta che, anche se la mente è impegnata razionalmente, è facile cadere nelle fallacie determinate dai processi mentali della prima, anche partendo con le più buone intenzioni.
Tutto ciò ha a che fare con la nostra vita perché ciascuno di noi formula processi decisionali sulla base di dati parziali, a volte non corrispondenti alla verità, viziati da opinioni soggettive, stereotipi psicologici e, quindi, più in balia del caso (fortuna/sfortuna) e dagli esiti incerti.
Di tutte le casistiche di pensiero e relativi bias che l'autore considera, a me ha colpito in particolare l'escamotage matematico che è utilizzato dall'Intelligenza Artificiale per istruire gli algoritmi, ovvero il
Teorema di Beyes che sta alla base del calcolo computazionale dei big data e che produce esiti che la mente umana difficilmente potrebbe raggiungere, almeno in termini quantitativi.
Poniamo ad esempio nell'IA il caso di un oncologo rinomato che fa una diagnosi in base alle immagini del tessuto analizzato con tecniche di imaging. La sua casistica, per ben che vada, si basa su un numero limitato di pazienti. L'algoritmo dell'IA ha invece ha una fonte pressoché illimitata di immagini da confrontare e analizzare e lo fa distribuendo i casi in sottocategorie. Il risultato è una diagnosi più precisa con le eventuali percentuali di errore.
Di chi ti fideresti di più?
Il sentire comune ci dice che si ascolterebbe la diagnosi dell'oncologo che ha pochi dati ma è umano, si pensa infatti che la sua esperienza sia un valore aggiunto alla professionalità.
La razionalità ci dice invece che un numero estremamente più elevato di confronto dà una diagnosi più precisa.
E' più facile che sia l'umano a sbagliare e non la macchina.
In conclusione, nel momento in cui dobbiamo operare delle scelte probabilistiche, previsionali, razionali è opportuno utilizzare al massimo la capacità del secondo sistema (2) facendosi aiutare da dati corretti, a priori e a posteriori e, se la nostra mente ha difficoltà a gestire i calcoli, dobbiamo essere abbastanza umili da fidarci delle macchine che li fanno meglio e più in fretta di noi.
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